Dieci anni fa veniva rilasciata la piattaforma che ha rivoluzionato il nostro modo di condividere la vita e da allora di strada ne ha fatta, sino a superare il miliardo di utenti e a sfidare a suon di like, o sarebbe meglio dire di Reels, persino TikTok.
La leggenda vuole che prima di Instagram vi fosse Burbn, una sorta di clone di Foursquare che Kevin Systrom e Brian Krieger cestinarono presto su suggerimento di Nicole Schuetz (moglie proprio di Systrom) in favore di un progetto che ruotasse intorno alle foto e alla possibilità di condividerle.
L’ispirazione, tuttavia, arrivò qualche tempo prima, al terzo anno di università dello stesso Systrom, durante un inverno sabbatico trascorso a Firenze. Qui fu sfidato da un professore a immortalare paesaggi e persone attraverso una toy camera Holga, caratterizzata da pellicole quadrate e scatti che possono essere modificati durante la fase di sviluppo. Di ritorno negli USA, Systrom iniziò a lavorare a Burb proprio con Krieger, ma durante un viaggio in Messico ci si rese conto dei limiti di questo primo progetto. Per rendere la piattaforma più appetibile, era necessario che le foto potessero essere editabili e modificabili: fu così che nacquero la struttura base di Instagram e i primi filtri, che con gli anni si sono poi evoluti pur mantenendo il fil rouge dell’album fotografico condiviso e delle chiacchiere.
In un decennio, di strada ne ha fatta parecchia: dai video introdotti nel 2013 alle storie che spariscono dopo 24 ore, passando per le IGTV e i recentissimi Reels. Questi continui mutamenti ne hanno fatto una piattaforma versatile, sensibile alle tendenze internazionali più modaiole e consumistiche, ma anche all’impegno politico e ambientalista.
La prima versione di Instagram venne lanciata proprio il 6 ottobre 2010 e dopo tre mesi contava già un milione di utenti; a meno di un anno, già 10 milioni. Risale poi all’aprile 2012 l’acquisizione da parte di Facebook e al 2018 il polemico dei due fondatori.
Non è, infatti, tutto oro quello che luccica: sulla piattaforma bodyshaming e cyberbullismo sono problemi all’ordine del giorno, ma per Adam Mosseri, braccio destro di Mark Zuckerberg ora alla guida di Instagram, l’obiettivo è dare più importanza ai contenuti che ai numeri. Da qui, il tentativo di disinnescare i complessi di inferiorità, portati allo scoperto da recenti studi, attraverso la mossa strategica che ha portato a nascondere il conteggio totale dei like. Al tempo stesso, è risultato palese che l’obiettivo fosse quello di dare una scossa all’engagement, spingendo l’utente silente a pubblicare e condividere.
Se MySpace è stato il social per eccellenza degli anni Zero, Instagram lo è degli anni Dieci. Quale piattaforma saprà coglierne l’eredità? Lo scettro, in realtà, è stato già afferrato da TikTok, che vanta numeri da capogiro e assiste ai timidi tentativi di “plagio” da parte proprio di Instagram. Che sia giunto il momento di fermarsi a riflettere sui prossimi dieci anni?
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