
Si sente spesso
parlare di Generazione Z, soprattutto in questi giorni frenetici in cui si
chiude il primo ventennio del nuovo millennio. Ma chi sono davvero i ragazzi di
questa Generazione Z?
Nati tra il 1995 e il 2010, sono i figli della piena era tecnologica, hanno
maggiore libertà di espressione rispetto a chi li ha preceduti, sono sensibili
nei confronti dei brand e degli influencer che veicolano cause importanti (dai
cambiamenti climatici alla solidarietà) e utilizzano i social network per
informarsi (ma non condividono news sui propri profili).
Saranno i protagonisti indiscussi dell’attenzione dei brand a partire dal
prossimo anno ed è facile intuire il perché: è la prima generazione che non può
immaginare un mondo privo di tecnologia, che riflette la necessità di una maggiore
espressione individuale (motivo per cui i micro-influencer sono considerati meritevoli
di fiducia) e che utilizza il proprio potere d’acquisto come se fosse un’arma. Sono
infatti più propensi ad acquistare prodotti di brand che sostengono cause sociali
o civili e boicottano quelli che si comportano in maniera poco etica.
Generazione Z e informazione
Secondo i dati emersi dall’indagine “Dal virale al tribale: come sta cambiando la lettura delle notizie?” condotta da Comscore e SenseMakers, i giovanissimi italiani non sono particolarmente interessati all’attualità: il 59% legge le notizie online solo quando ha bisogno di informarsi, mentre uno su tre dichiara di leggere le notizie malvolentieri e addirittura un under-22 su cinque trova la lettura online delle notizie stressante. La Gen Z utilizza i social media per tenersi aggiornata(il 43%), ma preferisce i siti di news per la ricerca attiva di notizie e informazioni dettagliate sui fatti di cronaca (35% sui siti di informazione, 16% sui siti generalisti, il 6% su altre fonti). Sono tuttavia in diminuzione costante coloro che postano sui profili personali le news che leggono online.
Le ricerche delle news avvengono principalmente su device mobile: il 42% degli italiani consulta siti di news esclusivamente attraverso smartphone o tablet, arrivando a generare il 72% del tempo totale speso nella lettura delle news.
Questi dati devono poi essere letti alla luce della durata media delle visite sui siti stessi: da mobile è di 1,8 minuti mentre da desktop è ammonta a 5,2 minuti.
Gen Z e abbonamenti
Dal reportage è emerso un altro dato estremamente interessante: la Gen Z è meno propensa a pagare un abbonamento per fruire di news (7%), sia per la minore disponibilità economica che per la minore frequenza di fruizione stessa.
Aumenta però la propensione alla sottoscrizione di abbonamenti inerenti contenuti video e musica: gli utenti prediligono piattaforme di streaming come Spotify, Apple Music e Netflix.
Avvicinare questo target è possibile solo dopo un attento studio delle distinzioni con i precedenti gruppi demografici, delle differenze comunicative e dei canali preferiti. Una sfida, questa, che farà del 2020 un anno di grandi cambiamenti nel marketing.
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