Che rapporto abbiamo con i fatti? Nel bel Paese, la tendenza registrata negli ultimi anni – soprattutto con l’avvento di Internet – è quella di piegare l’informazione alle proprie convenienze, piuttosto che affrontare la realtà.
La pratica adottata per svelare il lato oscuro dell’informazione e il rapporto con la realtà è il cosiddetto fact-checking, nato negli USA e diffusosi a macchia d’olio in tutto il mondo. Il fact-checking è l’insieme delle modalità di controllo della veridicità delle informazioni e delle affermazioni di personaggi pubblici, al servizio di lettori, utenti e cittadini.Alcune di queste piattaforme di verifica sono pubbliche e aperte agli utenti: prevedono infatti, previa registrazione, di inserire le affermazioni di cui si desidera verificare l’autenticità, sottoponendole alla verifica degli altri utenti. Dal 2019, è nato inoltre il progetto FactCheckEu, che riunisce 19 organizzazioni europee di fact-checking di 13 diversi Stati Ue con l’obiettivo di contrastare le notizie false e le bufale di interesse europeo.
Secondo un recente rapporto di Duke Reporters’ Lab, a oggi sono attivi ben 160 progetti di fact-checking in tutto il mondo: alcuni sono composti per lo più da volontari e non hanno un supporto economico sufficiente (i due terzi hanno un budget annuale inferiore ai 100mila dollari), mentre altri sono legati a testate tradizionali che hanno deciso di aprire sezioni apposite.
I principi della verifica dei fatti sono, in ogni caso, uguali per tutti:
- l’impegno all’imparzialità e alla correttezza,
- l’impegno alla verifica e trasparenza delle fonti,
- dei finanziamenti,
- l’impegno alla trasparenza nella metodologia,
- l’impegno a correggere i propri errori in modo onesto e aperto.
Sulla base di questi, nel settembre 2016 l’IFCN ha stilato un codice di condotta, condiviso e firmato da 66 organizzazioni di fact-checking.
In Italia, le piattaforme più utilizzate sono:
- Pagella Politica;
- AGI;
- ilSole24Ore;
- OPEN;
- il Post;
- La Voce.
La pubblicazione di news e di fake news va di pari passo: tuttavia, se la pubblicazione di bufale richiede solo il tempo di scrittura e pubblicazione, le operazioni di fact-checking richiedono una media di 13 ore. Secondo Rahul Chopra, CEO di Storyful, gli utenti dei social media rimangono nella propria bolla culturale più a lungo che in passato ed è per questo motivo che le bufale dominano fino al 90% delle nostre conversazioni.
Ma c’è di più: è nata, per scopi di lucro, una vera e propria industria delle notizie false ed è per questo motivo che ci stiamo avviando verso lo sviluppo e l’utilizzo di soluzioni tecnologiche che permettano di automatizzare e quindi velocizzare il processo di fact-checking.
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