Il servizio pubblico televisivo amplia la sua offerta con due nuovi canali, uno dal taglio femminile e uno dal taglio maschile. Una decisione sensata, che ricalca quanto già fatto con La5 e La7d e proietta Rai4 verso il pubblico maschile. Peccato che questo avvenga a discapito di due canali piccolini, ma dai numeri ragguardevoli per il loro taglio (e che costano poco): Rai Movie e Rai Premium.

Se quest’ultimo propone repliche di programmi Rai e potrebbe essere via via – comprensibilmente – soppiantato da RaiPlay, la chiusura di Rai Movie rappresenta un duro colpo per gli amanti del cinema.
Secondo il comunicato online, il Piano Industriale intende”ridisegnare l’offerta cinematografica, aumentare gli investimenti e comunicare il prodotto con nuovi brand, a cominciare dalla nascita di un nuovo canale“.
Il comunicato così prosegue: “Per quanto concerne il contenuto cinematografico si è ritenuto, in linea con una visione più strategica della divisione per canali, di procedere ad una migliore razionalizzazione e valorizzazione dell’offerta elaborata in base alla composizione del pubblico. Per tale motivo, a fronte di una proposta attuale che prevede un solo canale di cinema (Rai Movie), il Piano disegna un’offerta cinematografica ancora più presente su più canali. Ciò consentirà, peraltro, di andare maggiormente incontro alle esigenze del pubblico offrendo meno repliche e una più ricca e varia programmazione di cinema, serie tv e contenuti originali“.
Innanzi alle numerose critiche ricevute, si spiega così la scelta di dare vita a canali ideati pensando al pubblico femminile e a quello maschile: “Deriva dalla necessità di costruire un prodotto che sia appetibile per una platea sempre più ampia. Nel caso specifico, i nuovi canali puntano, pertanto, ad avere una programmazione di maggior appealing in base a tutte le profilazioni emergenti dalle rilevazioni di ascolto esistenti universalmente nel mondo dei media che segnalano una differenza di gradimento di prodotti televisivi basata su fasce di età e generi. L’immagine di prodotti appartenenti a una discriminazione di genere basata su modelli relativi a decenni passati appartiene ad una narrazione fuori dal tempo, dalla logica, dall’interesse dell’attuale management e completamente priva di ogni fondamento e, in ogni caso, non appartiene in alcun modo a questo Piano Industriale“.
L’idea nasce dalla volontà dell’AD Salini e verrà concretizzata nell’audizione odierna, ma non si comprende come possa essere conciliata con le altre politiche e soprattutto con gli investimenti.
Partiamo con ordine.
01 Distribution e Rai Cinema nascono vent’anni fa e diventano negli anni due potentissime forze del cinema italiano, producendo film e acquistandone all’estero. Vale la pena ricordare che ogni passo viene compiuto con i soldi dei contribuenti e che vengono spesi bene: si ricordi l’acquisto di The Wolf of Wall Street o la fiducia data a Lo chiamavano Jeeg Robot. Le due società inoltre lavorano acquisendo diritti televisivi, perciò i film che passano per loro diventano della Rai che vede ammodernarsi e ampliarsi il proprio catalogo.
Dove finirebbero tutti questi contenuti senza un canale?
Ad oggi, il cinema è assente nelle reti più grosse e le piattaforme di streaming e i canali tematici la fanno da padrone. Perdere Rai Movie costituirebbe un danno per cinefili e addetti ai lavori: è un canale diretto e organizzato con passione, una piccola eccellenza.
L’ipotesi è che un piano più grande preveda la nascita di un canale dedicato sia ai film che alle serie tv. Una buona idea, che accontenta a metà i sostenitori di Rai Movie e che presenta un problema di fondo: la gestione della library esistente, tanto costosa quanto di valore.
Per quanto sia comprensibile la necessità di mantenere un’offerta in linea con le richieste di mercato, la scelta della Rai di chiudere il canale con un catalogo cinematografico unico nel suo genere suona fuori da ogni logica commerciale e di servizio pubblico.
La speranza è che la mobilitazione di addetti ai lavori e appassionati giunga in audizione e porti a risultati concreti.
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