Revenge porn, la mobilitazione di Facebook

9 Apr 2019

Con 461 voti favorevoli (e nessuno contrario), la Camera ha dato il via libera all’emendamento inerente la “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” (nuovo art.612 ter. del Codice Penale) nell’ambito dell’esame del disegno di legge recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”.

Il reato, che l’Accademia della Crusca ha già rinominato “pornovendetta” per questioni di trasparenza linguistica e maggiore vicinanza al contenuto dell’emendamento stesso, prevede 6 anni di reclusione per il reo e misure cautelari per coloro i quali contribuiranno alla diffusione condividendo i contenuti sui loro canali social.

Negli ultimi anni, il numero di vittime di violenze e danni di reputazione in rete è cresciuto vertiginosamente, portando con sé vicende gravissime come quella che travolse Tiziana Cantone. Per prevenire questi episodi, anche i colossi del web hanno preso misure e provvedimenti di natura legale e di sostegno civico.

Tra tutti, spicca Facebook che per primo ha annunciato due importanti innovazioni. Grazie all’intelligenza artificiale, la piattaforma del social network potrà effettuare rilevanti ancor più precisi e provvedere alla rimozione delle immagini ritenute esplicite. Inoltre, per le persone che subiscono questo tipo di abuso sarà messo a disposizione un centro di supporto.

“Grazie all’apprendimento automatico e all’intelligenza artificiale – ha annunciato Antigone Davis, Global Head of Safety di Facebook – ora siamo in grado di rilevare in modo proattivo immagini o video che vengono condivisi senza autorizzazione su Facebook e Instagram. Ciò significa che possiamo trovare questi contenuti prima che qualcuno li segnali. Persone appositamente formate esamineranno i contenuti individuati dalla nostra tecnologia: se un immagine o un video viola i nostri standard lo rimuoveremo, e nella maggior parte dei casi disabiliteremo gli account che condivideranno contenuti intimi senza autorizzazione”.

Si tratta di un importante passo in avanti, che punta a ridurre l’esposizione della vittima alla pornovendetta. Le vittime potrebbero infatti non essere a conoscenza dell’esistenza del materiale sul social network oppure avere timore di segnalare i contenuti a causa di possibili ritorsioni da parte di chi li ha diffusi. Già attivo negli USA, il sistema di rilevamento sarà esteso via via agli altri Paesi.

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